Al di là delle differenti posizioni e punti di vista sulla riforma della nostra Carta fondamentale, i lavori di quella che dovrebbe essere una Costituente hanno perso la sensibilità istituzionale, il rispetto reciproco e della dignità individuale che sono alla base di un compito così solenne.
La conduzione così incerta e contraddittoria dei lavori d’Aula, le continue ingerenze del governo, il ripetersi di esternazioni – se non di provocazioni – che lo stesso presidente del Consiglio continua a manifestare attraverso i media, rischiano di compromettere irrimediabilmente la possibilità che la democrazia, presupposto fondamentale e irrinunciabile del confronto parlamentare, sia garantita e con essa il rispetto che i senatori devono ai cittadini di cui sono i rappresentanti.
Rischiamo di consegnare ai libri di Storia una parodia, una caricatura di quello che dovrebbe essere il momento più alto per chi rappresenta un popolo.
Non si possono decidere le regole di convivenza di una Nazione, violando sistematicamente le regole parlamentari.
Da un orrore istituzionale non può nascere una Costituzione.
Evitiamo che un onore come è quello a cui siamo stati chiamati, venga calpestato in danno di tutte quelle conquiste che tanti sacrifici sono costati agli italiani.